Habitat Costieri
Un Habitat è l’insieme delle condizioni ambientali in cui vive una determinata specie di animali o di piante, o anche un luogo dove si compie un singolo stadio del ciclo biologico di una data specie. In questa sezione ci siamo impegnati per descrivere con un linguaggio accessibile sia le caratteristiche principali degli habitat marino costieri di Brindisi.


L’Environment European Agency ha distinto nel solo bacino del Mar Mediterraneo 94 tipologie di habitat marino-costieri di cui 66 presenti in modo esclusivo nelle sole aree marine protette italiane.
Il riconoscimento e la divulgazione di quelli che sono gli Habitat Mediterranei presenti lungo la nostra costa e la loro mappatura rappresenta una condizione necessaria per la valorizzazione e la tutela della biodiversità marina.

La caratterizzazione della biodiversità a livello di habitat, come descritto nella Direttiva Habitat della Comunità Europea, ha lo scopo di “salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo degli Stati membri al quale si applica il trattato” – cit. art 2 Direttiva 92/43/CEE “Habitat”.


Per il raggiungimento di questo obiettivo la Direttiva stabilisce misure volte ad assicurare il mantenimento o il ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, degli habitat e delle specie di interesse comunitario elencati nei suoi allegati.


Purtroppo ancora oggi gli habitat marini coperti dalla direttiva sono pochi e mal definiti, ulteriore motivo che ci obbliga ad impegnarci localmente per la divulgazione della conoscenza in materia di protezione, tutela e valorizzazione del capitale naturale marino-costiero.
IL SOPRALITORALE E L’INTERTIDALE
La zona intertidale è alternativamente coperta e scoperta dalla marea. Si tratta di una fascia di ampiezza esigua lungo le coste del Mar Mediterraneo, dove le escursioni di marea sono contenute. Al di sopra dell’intertidale (o mesolitorale) si trova il piano sopralitorale.
Sulle coste rocciose, bagnata dalle onde più forti e dagli spruzzi, questa zona ospita pochissime specie, soprattutto crostacei ancorati alla roccia, a volte detti denti di cane (cirripedi), le patelle, i chitoni e le ligie o anche dette pulci di mare (Ligia italica, piccolissimo crostaceo isopode a vita libera).
L’intertidale roccioso, e in parte anche la zona sottostante, è spesso caratterizzato da biocostruzioni di un’alga rossa, il litofillo (Lithophyllumn lichenoides) che forma una sorta di prato calpestabile.

Le Biocostruzioni sono estremamente importanti, in quanto formatrici di habitat originali paragonabili alle formazioni coralline dei tropici, tanto è che nella direttiva Habitat dell’Unione Europea la voce “reefs“ (barriera, scogliera) si riferisce a biocostruttori come i litofilli o come cirripedi e vermetidi.
In questa zona molto superficiale si possono trovare anemoni rossi detti anche pomodori di mare (Actinia equina), i capelli di Venere (Anemonia sulcata), numerose specie di piccoli pesci come ghiozzi e bavose.
PRATERIE DI POSIDONIA E LITORALI SABBIOSI
La Posidonia oceanica, pianta superiore produttrice di fiori e frutti endemica del Mar Mediterraneo, in determinate aree riesce a produrre meravigliose distese sul fondo del mare, vere e proprie praterie sommerse.
Con i suoi rizomi forma biocostruzioni, tipiche formazioni chiamate con termine francese “matte“, che si generano dalla sovraccrescita delle varie generazioni, determinando in alcuni casi l’innalzamento del fondo marino anche di diversi metri. “


Come tutte le piante superiori caducifoglie, ogni anno perdono le foglie che finiscono per accumularsi lungo la costa, formando dei frangiflutti naturali che proteggono il litorale dall’erosione.

Proprio come accade sulla terra ferma a causa dei disboscamenti, anche in mare la scomparsa della posidonia è dovuta a pratiche di pesca a strascico o all’inquinamento che altera i parametri chimici e fisici dell’acqua rendendola non idonea per la sopravvivenza della pianta.
La posidonia cresce sia su substrati sabbiosi sia su substrati rocciosi, ed il suo ruolo è essenziale sia come consumatore di anidride carbonica e produttore di ossigeno, sia come habitat per una ricchissima fauna e flora associate. Per fare un esempio, sulle sue foglie vivono specie di piccoli invertebrati che hanno scelto questo microhabitat come loro unico ambiente di vita.
CORALLIGENO
Il coralligeno è, tra le biocostruzioni, senza dubbio la più interessante e complessa: non è una vera e propria comunità ma un insieme di comunità, risultato dell’equilibrio dinamico tra gli organismi costruttori, fra cui le alghe calcaree, e quelli distruttori.
In Puglia il coralligeno si esprime in modo molto originale. Le concrezioni di alghe coralline e di altri organismi calcarei, oltre a formarsi direttamente sulla roccia, hanno inizio anche da piccoli aggregati di ciottoli o conchiglie, su fondi irregolari, ma anche su rocce piane.
Nel Coralligeno di Piattaforma ci sono isole di biocostruzioni inframmezzate da spazi sabbiosi, a fornire anfratti e rifugi per numerosi pesci. La sua fisionomia permette di effettuare un parallelismo con le famose barriere coralline tropicali caratterizzate dalla formazione di substrato duro dove prima il fondo era mobile, sabbioso. Con il passare dei secoli, le biocostruzioni si espandono e diventano vere e proprie isole (Coralligeno di Piattaforma), con specie in comune con il Coralligeno di Parete. Le grotte sono anche utilizzate da numerose specie di pesci e di crostacei sia come siti di accrescimento degli stadi giovanili sia come rifugio per gli adulti.

Il coralligeno ospita le comunità bentoniche più spettacolari del Mar Mediterraneo, e per questo la sua biodiversità è molto alta. Questi habitat meritano lo stesso rispetto attribuito alle formazioni coralline tropicali perchè sono il frutto di centinaia e centinaia di anni di colonizzazione dei fondali da parte di numerosissimi animali e piante.
GROTTE MARINE
La mancanza di luce sin da pochi metri di distanza dall’ingresso non permette al mondo vegetale di colonizzare le grotte, dove sono appunto gli animali a dominare gli ambienti.

Anche qui è il coralligeno a fare da padrone lungo le pareti. Il coralligeno, che nel suo aspetto primario presenta “facce” con dominanza di alghe calcaree, nelle grotte presenta “facce” con dominanza animale: grandi briozoi ramificati, madreporari coloniali, gorgonacei (coralli), spugne, idrozoi, vermi tubicoli (vermetidi), ascidie.
FONDI MOLLI
Partendo dal litorale sabbioso dirigendosi verso il largo, con l’aumentare della profondità, i sedimenti si affinano sino alla formazione di fanghi profondi.

Sul fondo, la sabbia è caratterizzata da piccole dune parallele generate dal moto ondoso e appare come un luogo privo di vita. Al contrario delle apparenze, la diversità biologica di “alto livello” è massima proprio in questi ambienti.


Oltre agli organismi di grandi dimensioni come le pastinache, le sogliole, i policheti, le oloturie, i molluschi, o i ricci irregolari che si trovano di solito sotto la sabbia, tra i granelli di sedimento vivono animali particolarissimi, molti dei quali sono specie di gruppi noti come cnidari (meduse, anemoni, cerianti, polipi), anellidi, nematodi (vermi) e crostacei.
Un’immersione sulla sabbia è un’esperienza poco entusiasmante durante il giorno ma può diventare un evento spettacolare se questo ambiente viene visitato di notte, in quanto durante la notte molti di questi organismi escono dai loro rifugi alla ricerca di cibo.
ZONA PELAGICA
La massa d’acqua che sovrasta i fondali marini rappresenta il Dominio Pelagico, ambiente marino immenso ed in continuo mutamento caratterizzato da un’estrema eterogeneità. La maggior parte della componente vivente è costituita da elementi di taglia microscopica e con un ciclo vitale di breve durata.
I cambiamenti della loro composizione, sia per la parte vegetale che per quella animale (zooplancton e fitoplancton), in un determinato luogo, possono essere considerevoli e rapidi e influenzare gli altri anelli della catena trofica.
I produttori primari del fitoplancton, corrispondenti alle piante sulla terra, sono microscopici unicellulari che si stima producano il 50% dell’ossigeno presente sulla terra. Questo ambiente è dominato dagli animali, e i più cospicui appartengono al necton, tutti quegli animali in grado di muoversi controcorrente, in modo attivo.
Per descrivere il dominio pelagico del nostro tratto di mare è utile fare riferimento al bacino dell’Adriatico meridionale che è separato da quello del medio Adriatico dalla soglia di Palagruža, e che presenta notevoli somiglianze con la parte settentrionale del Mar Ionio a cui è collegato.

Muovendo dalla soglia di Palagruža verso sud-est, il fondale marino sprofonda in una fossa chiamata fossa dell’Adriatico meridionale, profonda 1200m, per poi risalire fino a 780 m e formare la soglia di Otranto al confine con il Mar Ionio.

Uscendo dai confini nazionali e continuando in direzione sud-est, situato nel Mar Ionio sud-orientale al largo della Grecia, si incontra l’abisso Calipso, il punto più profondo del Mar Mediterraneo (5270 m). Questa fossa abissale è la più profonda di una lunga depressione del fondo marino denominata fossa ellenica. Quest’area, date le tipiche caratteristiche oceanografiche e trofiche, mostra un’alta concentrazione di grandi animali pelagici, in particolare cetacei, ma anche tonni, pesce spada, squali pelagici e cefalopodi.